Non è raro ancora oggi imbattersi lungo i sentieri di montagna in resti fossili di grosse conchiglie bivalvi, i concodon, che hanno una forma curiosamente simile a grossi zoccoli bovini. La credenza popolare attribuiva queste strane orme alla presenza del Diavolo che avrebbe lasciato le sue “peste” impresse nella roccia, in segno del suo passaggio. Attorno a questi segni sono nate nel corso dei secoli delle curiose leggende che interessano varie località delle nostre vallate. La più nota è quella ambientata in Val Serina, nella zona tra Miragolo e Perello, dove si stende il vasto bosco della Val Pagana, nome adatto ad evocare inquietanti presenze. Qui viveva una ragazza bellissima che trascorreva gran parte del suo tempo libero dedicandosi al ballo più sfrenato. Non si sapeva bene chi frequentasse e dove in particolare si recasse per dare sfogo al suo divertimento preferito.
I genitori e i fratelli la ostacolavano con tutte le loro forze, il padre addirittura, quando la vedeva tornare a tarda ora, tutta sudata e scarmigliata, con le scarpe consumate a furia di giravolte, la picchiava di santa ragione con la cintura dei pantaloni, lasciandole sulle gambe certe fiacche da far pietà. L’avevano anche chiusa in casa, ma lei non “portava botta” e continuava imperterrita a scappare di casa per dare libero sfogo alla sua grande passione ballerina, anzi, consigliava pure le amiche di seguirla, così avrebbero potuto conoscere nuove persone e magari trovare un buon partito. Nessuno sapeva dove andasse a ballare, perché si inoltrava in certi luoghi impervi e rocciosi situati sotto il santuario del Perello e in fretta faceva perdere le sue tracce. Più volte i fratelli avevano provato a seguirla, ma dopo un po’, improvvisamente, la ragazza spariva e i suoi inseguitori non potevano fare altro che ascoltare le note di una musichetta allegra provenienti da un luogo indeterminato.
Una sera il padre, esasperato per il comportamento della figlia e angosciato per la prospettiva di vederla partire ancora una volta per la consueta notte di follia, decise di adottare provvedimenti drastici: la portò in cantina e la legò stretta alla gamba di un tavolo, sprangando poi in modo impenetrabile la porta e la finestra del locale. Ma quando arrivò la mezzanotte, si udirono rumori spaventosi e risate agghiaccianti provenienti dall’esterno della casa. Tutti rimasero impietriti e non ebbero il coraggio di uscire a vedere quello che stava succedendo. Sbirciando da dietro le imposte, poterono scorgere un misterioso giovanotto, alto e aitante, che si era avvicinato alla finestra della cantina e stava scardinandola. In un batter d’occhio lo sconosciuto riuscì ad abbattere ogni protezione e a penetrare nel locale. Quindi, liberata la ragazza, se ne uscì portandola con sé ed avviandosi per la strada che si inoltrava nel bosco. Fatti pochi passi, mentre la ragazza si stringeva a lui affettuosamente, il giovane si voltò un attimo per controllare se qualcuno li stesse seguendo. Fu allora che i familiari della ragazza, che erano rimasti alla finestra, poterono notare la spaventosa trasformazione che si era verificata nella fisionomia dello sconosciuto: gli occhi si erano dilatati diventando dei grossi cerchi fiammeggianti, sulla testa erano spuntate due piccole corna aguzze e tutto il corpo si era ricoperto di un lungo pelo fulvo, al posto delle scarpe c’erano due poderosi zoccoli bovini e una coda lunga e attorcigliata fendeva l’aria senza sosta. Era il Diavolo!
Il padre e i fratelli della ragazza si precipitarono fuori di casa, nel disperato tentativo di portare soccorso alla loro cara, ma il Diavolo correva velocissimo, tenendo quasi sollevata la sua preda. Anche la ragazza si rese conto con spavento della orribile natura del suo accompagnatore e si mise a urlare, chiedendo aiuto e cercando di liberarsi da quell’abbraccio che era diventato improvvisamente mortale, ma il Diavolo, dopo qualche altro passo di corsa, prese il volo buttandosi nello strapiombo che si apre sotto il santuario del Perello. Sul fondo si spalancò una voragine e il Diavolo vi entrò, portando con sé la sventurata ragazza, che venne avvolta dalle fiamme dell’Inferno. I parenti che arrivarono trafelati sull’orlo dello strapiombo non poterono far altro che osservare, con orrore, una grossa nuvola di fumo nero e denso proveniente dal fondo. E per terra, sull’orlo del precipizio, impresse nella roccia, alcune grandi orme bovine, lasciate dal Diavolo al momento di spiccare il folle volo. Quelle orme sono ancora lì e possono essere osservate da chi si affaccia sullo strapiombo per ammirare la selvaggia bellezza della Val Pagana. E può anche capitare, in certe serate buie e misteriose, di udire i flebili e disperati lamenti della sventurata fanciulla provenienti dal fondo dell’abisso.
Tratto da Storie e leggende della Bergamasca di Wanda Taufer e Tarcisio Bottani – Ferrari, Clusone, 2001