Mancavano pochi giorni a Natale e una coltre di soffice neve aveva imbiancato il paese che aveva assunto l’aspetto di un minuscolo presepe. La gente sentiva nel cuore la gioia per la festa imminente e anche le stelle, riapparse nel cielo dopo la nevicata, sembravano splendere di una luce più intensa e gioiosa. La luna rischiarava la strada lungo la quale camminavano due fratellini, accompagnati dal loro cagnolino, un cocker dal pelo fulvo e setoso, per andare alla stalla a prendere il latte. Il più grandicello, Luigino, teneva per mano Beppino, più piccolo di lui di tre anni, per evitare che scivolasse sulla neve e facesse un capitombolo sulla strada. Il cane, dando sfogo a tutta la sua voglia di libertà, correva felice avanti e indietro, incurante del freddo pungente, annusando tutti i buchi e strisciando il fulvo pelo sulla neve, sordo ai richiami dei due padroncini. “Full, dove sei? Non ti vedo più” gridava Luigino preoccupato per il fatto che erano piuttosto lontani da casa e ad un’ora alquanto insolita. La mamma, infatti, aveva incaricato per tempo di questo piccolo servizio quotidiano i due bambini, i quali, però, attratti dalla nevicata, si erano attardati a giocare e divertirsi per strada, lanciandosi palle di neve e costruendo un grande pupazzo, finché erano stati sorpresi dal buio.
Finalmente, intirizziti dal freddo, perchè i loro cappottini di lana erano fradici, i due fratelli si erano presi per mano e, seguiti dal cane, si erano avviati verso la stalla, arrivando quando il contadino stava ormai portando a termine il suo lavoro. Entrando nella stalla furono accolti dal calore umidiccio delle mucche che, munte e alimentate a dovere, stavano riposando e ruminavano tranquillamente. Luigino e Beppino salutarono il contadino che stava sistemando gli attrezzi utilizzati per la mungitura, si levarono i cappottini bagnati e si buttarono con un gridolino di gioia su un mucchio di fieno, secco e profumato, imitati dal cane, che subito si diede ad arrotolarvisi con evidente piacere. Ultimate le sue faccende, il contadino riempì di latte il pentolino, facendone assaggiare ai due fratelli una tazza coperta da morbida e tiepida schiuma prodotta dalla mungitura. I due lo sorseggiarono con gusto, deridendosi a vicenda per i grandi baffi lasciati dalla schiuma sui loro volti arrossati, poi ne diedero a Full, che lo sorbì con non minore piacere. Finalmente ripresero la via di casa. Ma non avevano fatto che pochi passi, quando il bosco risuonò di un terribile ululato che li fece sobbalzare dallo spavento. Luigino e Beppino si strinsero l’un l’altro tremanti, il cane arruffò il pelo, mise la coda tra le zampe e ringhiò, più per paura che per intento aggressivo, cercando rifugio tra le gambe dei ragazzi. Il contadino, che aveva sentito l’ululato, si affacciò all’uscio della stalla, alquanto preoccupato, mentre una certa inquietudine serpeggiava anche tra le mucche. Notati i bambini, che erano ancora piuttosto vicini, li chiamò e cercò di rassicurarli: “Non preoccupatevi, bambini, si tratta solo di un cane che non riesce ad addormentarsi, ma non c’è nulla da temere, andate a casa, svelti!”. Un pochino rincuorati, Luigino e il fratello, sempre con il cane incollato alle loro gambe, ripresero a camminare nella notte gelida.
Ma il contadino, che non credeva a quanto lui stesso aveva appena detto, pensò bene di seguirli da lontano per un po’. “Quell’ululato non mi piace – mormorava tra sé – vorrei sbagliarmi ma temo che si tratti di un lupo, e se è così, i due piccoli corrono un serio pericolo”. Ormai i piccoli nottambuli erano arrivati a metà strada e dovevano attraversare un ponticello posto sopra la valle. Ed ecco, in mezzo al ponte, una terribile sorpresa: un lupo enorme, grosso come un vitello, con la bocca aperta e la lingua a penzoloni, gli occhi fiammeggianti, la coda tesa e il pelo ritto! Aveva una gran fame e alla vista dei tre pregustò il piacere di un pranzo con i fiocchi. Aveva solo l’imbarazzo della scelta: chi avrebbe divorato per primo? I due fratellini, si fermarono atterriti e incapaci di qualsiasi reazione. Il lupo si avvicinò con le grandi fauci spalancate grondanti di saliva, pronto a sbranare uno dei due.
Ma a questo punto accadde un fatto imprevedibile: il cagnolino, che fino a quel momento era parso spaventatissimo, spinto dal desiderio di salvare i padroncini, si fece avanti e si piazzò proprio in faccia al lupo, abbaiando furiosamente e facendo strane giravolte che sollevavano ampi spruzzi di neve. Il lupo, infastidito per quella insolita manovra, fece un paio di tentativi per allontanare il cagnetto, cercando di colpirlo con le sue poderose zampe, ma siccome quello continuava a fronteggiarlo senza cedimenti, gli si avventò contro e lo divorò in un sol boccone, sotto lo sguardo atterrito dei bambini. Proprio in quel momento sopraggiunse il contadino e, visto che il lupo non si accontentava del cane, ma stava già cercando di assalire uno dei bambini, lo affrontò senza paura, gli infilò un braccio nella gola e ancora più giù, fino a prendergli la coda, poi, tirando la coda all’interno rivoltò l’animale, come si farebbe con un calzino, mettendo a nudo le interiora della belva. Ed ecco, con grande sorpresa, venir fuori dalla pancia rovesciata il cagnolino, ancora vivo e tutto intero. La gioia dei due fratellini fu grande: abbracciarono il loro Full, ringraziarono il contadino e se ne tornarono a casa a raccontare a mamma e papà quella straordinaria avventura, promettendo che da quel giorno non si sarebbero più attardati per strada fino a tarda sera.
Tratto da Storie e leggende della Bergamasca di Wanda Taufer e Tarcisio Bottani – Ferrari, Clusone, 2001