Una volta una bambina stava cucinando, mentre i genitori erano nei campi. Non avendo più sale per l’acqua della polenta, decise di andarlo a comprare alla bottega, ma durante la sua assenza nella casa si introdusse una capra bisbetica. Al ritorno, la bambina si accorse che qualcuno era entrato in cucina e dal corridoio chiese chi fosse. Per tutta risposta sentì una voce belante:
«Só la càvra del Zambèl
sènsa òs e sènsa pèl
con un corno gusso, gusso
e chi ègnerà dè dét
ghè ‘l daró ‘n dèl canarùsso.»
La bambina fu presa da un tale spavento che uscì di corsa dalla casa, poi in preda alla disperazione si sedette sui gradini dell’ingresso e si mise a piangere a dirotto. Passò di lì un tale che, messo al corrente dell’accaduto, cercò in tutti i modi di convincere la capra ad uscire dalla casa. Ma non ebbe successo: la capra, testarda, lo affrontò a cornate e ripeté la minacciosa filastrocca:
«Só la càvra del Zambèl
sènsa òs e sènsa pèl
con un corno gusso, gusso
e chi ègnerà dè dét
ghè ‘l daró ‘n dèl canarùsso.»
Anche l’uomo fu preso da grande spavento e si allontanò in fretta da quel luogo. La bambina, che ormai a forza di piangere non aveva più lacrime, fu colta da un improvviso e persistente tremore e, quando passò di lì un altro uomo, si affrettò a mettere anche questo al corrente della sua sventura.
Altro tentativo del nuovo arrivato di convincere la capra a lasciare la casa e nuova reazione risoluta e minacciosa dell’animale che ripeté la filastrocca e convinse il malcapitato a darsela a gambe. Finalmente arrivò un uccellino che cinguettando consolò la bambina e resosi conto della brutta situazione in cui si trovava, cercò di portarle aiuto, entrando in cucina e svolazzando freneticamente e a lungo attorno alla capra. Tuttavia non ottenne apprezzabili risultati, perché la capra, imperterrita, belò anche a lui quella strana filastrocca:
«Só la càvra del Zambèl…»
L’uccellino non si perse d’animo e non appena la capra ebbe concluso la sua minaccia belante, le rispose a tono cinguettando minaccioso:
«E me só l’uselì dèl bèc istòrt
e se ta ègnet miga de fò söbet
te l’ casseró ‘n dèl còrp!»
A quelle parole la capra, terrorizzata, se la diede a… zampe levate e così l’uccellino e la bambina poterono rientrare in casa dove mangiarono allegramente tutto quello che trovarono nella madia.
«E i à fàcc pastì e pastù
e i ma n’a ‘nvidàt gnà ü bucù.
Me sére sóta ‘l tàol a mundà ‘l rìs
e i m’a gnà décc:
Gioanìna, öt de bìf?»
Tratto da Storie e leggende della Bergamasca di Wanda Taufer e Tarcisio Bottani – Ferrari, Clusone, 2001